Nel suo complesso, il Castello conserva il suo aspetto originario.

Esso si sviluppa su una pianta quadrangolare inscritta in un trapezio di metri 50*74*38*74.

Un tempo si accedeva attraverso un ponte levatoio, oggi sostituito da un piano di calpestio in muratura. Sul portale principale della porta d’ingresso c’è una lapide che ricorda Gioachino Murat, cognato di Napoleone e prigioniero più famoso che, all’interno di esso, venne fucilato.

In parte danneggiato dal terremoto del 1783 che distrusse le camere superiori che furono poi riedificate nel 1790 a cura e spese dell’Amministrazione Ducale.

Oggi, alcune delle sue strutture sono andate perdute; mentre, per il resto, la costruzione conserva il suo aspetto originario.

 

Il castello è composto da un piano a livello stradale e da un piano superiore. Sotto il piano a livello stradale, vi sono i sotterranei ai quali è vietato l’accesso, ma si narra che conducano fuori città, nei pressi di Vibo Valentia (circa a 11 Km) e verso il lago Angitola (circa a 7 Km).

La parte della fortezza oggi visitabile riguarda i semisotterranei e il piano superiore.

All’interno del maniero una ricostruzione storica con dei manichini in costume riproduce gli ultimi giorni di vita di Gioacchino Murat: nei semi sotterranei un corridoio lungo e stretto conduce  alle celle nelle quali furono rinchiusi Murat ed alcuni soldati della sua spedizione; al primo piano la sala in cui si svolse il sommario processo contro l’ex Re di Napoli, la cella in cui egli trascorse gli ultimi momenti della sua vita, nella quale si confessò con il Canonico Masdea e, infine, scrisse la lettera di addio alla moglie Carolina e ai suoi 4 figli. Sul ballatoio, il luogo in cui venne fucilato il 13 ottobre del 1815.

Dalle terrazze del Castello una vista sul Golfo di Sant’Eufemia e sullo Stromboli fumante, da qui inoltre, si può ammirare la piazza di Pizzo luogo di riunione storico per gli abitanti della cittadina.